venerdì 13 aprile 2012

Brividi nel tacco d'Italia

A Taranto è tempo di elezioni. "Ehmbè?" esclameranno alcuni. "Nulla di male" diranno altri. Ecco infatti, non ci sarebbe niente di sbagliato se non fosse per una sola, minuscola cosa: i candidati.
Sì, perchè in quell'amena porzione del salentino è in corso una campagna elettorale che sfiora - ma che dico - supera e doppia il tragicomico.
Iniziamo dando un paio di numeri: su 191 mila abitanti, gli aspiranti sindaco sono 11, le liste 31 e i consiglieri comunali, udite udite, toccano il migliaio. C'è qualcosa che non quadra. Ma ora passiamo ai fatti.
Il nostro primo uomo è Filippo Condemi, candidato PdL di professione avvocato ed ex assessore all'urbanistica e lavori pubblici della tristemente nota giunta di centro destra che, nel 2006, portò la città ad un passo dalla bancarotta. "Eh, ma la gente cambia..." A quanto pare lui no, dato che, nemmeno un anno fa, Condemi è stato condannato ad un anno e sei mesi di carcere. E dire che Luigi Montanaro (coordinatore provinciale) di lui ha detto: "E' un uomo scelto per la sua onestà." Nonostante tutto è lui l'esponente di spicco del centro-destra tarentino.
Svoltiamo ora a sinistra. Qui c'è il sindaco uscente, Ippazio Stefàno, spalleggiato da SEL e soprattutto dal governatore Nichi Vendola il quale, in barba al PD - che avrebbe voluto le primarie - l'ha imposto come candidato unico per la corsa al capoluogo ionico. Verdi e Rifondazione però non ci stanno e, perlomeno in questa tornata elettorale, procedono da soli, rispettivamente con Angelo Bonelli e Dante Capriulo.
Completano il cerchio Massimiliano Di Cuia (Io Sud), e il grillino Alessandro Furnari.
Ma non è finita. Qui la faccenda si fa davvero interessante. Infatti, oltre ai sopracitati personaggi ve n'è un altro, anzi due: al grido di "Cito sindaco!" è entrato in bagarre nientemeno che l'imprenditore Giancarlo Cito che, tramite la figura di suo figlio Mario (il candidato-fantoccio) dagli studi della sua emittente locale sputa veleno e letame a chiunque si trovi sul cammino suo e della sua prole. Strategia discutibile, e che potrà anche far sorridere qualcuno, ma, a conti fatti, comincia a far paura agli avversari: figura carismatica come pochi, riesce ad esercitare un fascino sulle masse davvero niente male, e questo nonostante tutti i fattacci a cui è strettamente collegato, dalla concussione a concorso esterno in associazione mafiosa.

Insomma, si preannuncia un bello scontro... beh, vinca la democrazia! (see...)

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